L’Infinito, in punta di matita: G.Ri

Per chi ha un bel tratto e fantasia nulla è più appagante del disegno per andare lontano. E se il viaggio ha conservato intatto il suo fascino per alcuni dei migliori autori contemporanei del fumetto, che, dal giapponese Jiro Taniguchi all’italiano Igort, al francese Nicolas De Crécy, hanno dedicato interi libri all’esperienza di luoghi e vedute, evocando mondi in punta di matita e trasformando l’esperienza di culture diverse in una forma visuale e visionaria di letteratura, è vero che la possibilità di spingersi oltre i confini del conosciuto e della realtà appartiene alla storia del fumetto e ha origini lontane. Lo dimostra una volta di più il recente ritrovamento dell’autore francese G.Ri – al secolo Victor Mousselet (1853-1940) –, la cui produzione ha precorso di oltre due decenni quelle americane di DC Comics e Marvel. E che, dal 1906 al 1915, ha pubblicato strisce di avventurosi viaggi intergalattici su bizzarre astronavi, immaginarie avanscoperte oltre i confini della Terra e del Tempo in pianeti remoti e inesplorati altrove nelle pagine della rivista “Les Belles Images”, ai tempi assai reputata e popolare. E se, da un lato, la sua produzione pare verosimilmente ispirata dai viaggi straordinari romanzati pochi anni prima da Jules Verne, poi trasformati dagli effetti speciali di Georges Méliès in un genere cinematografico di successo, è innegabile, dall’altro, che G.Ri ha fatto confluire nelle sue storie disegnate lo spirito del tempo, la frenesia protomoderna del neonato XX secolo. E oggi è considerato un precursore della fantascienza a fumetti, un genere fantastico che lui, visti gli esordi da vignettista umoristico, non mancò di coniugare con il suo senso della comicità, immaginando trame futurologiche che pullulano di risibili invenzioni e assurde macchine volanti. Mezzi, soluzioni e suggestioni narrative che si riallacciano alla vita quotidiana e ai piccoli problemi della popolazione terrestre d’inizio secolo, e spaziano dalla sveglia mattutina alla cura dei bambini, e dall’attenzione per il proprio aspetto fisico a quella per la propria salute, trasformando la sua fantascienza in uno specchio deformante, caricaturale della realtà. Si tratta di avventure che originano dalle carte celesti, i calcoli su lavagna e i giganteschi telescopi del personaggio chiave M. Theodolitus, il barbuto eccentrico studioso che vediamo spingersi oltre il conosciuto su aerostati, mongolfiere o improbabili vetture trascinate come slitte da imbrigliati animali. E che magari vediamo perdere conoscenza per effetto dell’altezza e divenire preda dei suoi sogni in vista della Luna. Sogni tanto verosimili e dettagliati da convincerlo di averla raggiunta davvero. Il possibile sconfina nell’inimmaginabile, e il conosciuto nell’ignoto, in storie a strisce che, come “Dans l’Infini”, “Le Savant Diplodocus à travers les siècles” o “Dans la Planète Mars”, sono state da poco raccolte in volume da Éditions 2024 e corredate di notizie sull’obliata e riscoperta genialità di questo maestro del disegno. Un patito di invenzioni assurde come l’americano Rube Goldberg, che precorre di diversi anni nella creazione di meccanismi paradossalmente complicati e funzionali, G.Ri raffigura comunque i suoi modelli e scenari avveniristici con tratti pulitissimi, esatti e immediatamente riconoscibili. E dopo avere collaborato con le più note testate umoristiche di fine 800, a fianco di grandi caricaturisti come Albert Robida, Émile Cohl e Benjamin Rabier, e avere ottenuto vasto e duraturo successo con la prima invenzione pubblicata sulla rivista “Le Pêle-Mêle”, un’automobile mossa da un cagnolino e da uno scoiattolo in corsa all’interno delle ruote, finisce per declinare in chiave futurologica le sue fantasie sul progresso. Senza mai dissociare l’essere umano da macchine e meccanismi. E così da infondere comicità alle sue avventurose ricognizioni in remoti altri mondi.

Photo Tavole da Le Savant Diplodocus à travers les siècles (1912).

 

Vogue Italia, settembre 2018, n.817, pag.239

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