I tatuaggi sulle unghie saranno il prossimo fenomeno di Instagram

Testo di Laura Regensdorf

«Non c’è una volta che riesca a uscire di casa senza rovinarmi lo smalto», dice Ambie Stapleton al telefono da Los Angeles. «Per questo non faccio praticamente mai una manicure». Non che la fashion consultant smanii per sfoggiare unghie laccate di rosso: gli ultimi dieci anni li ha vissuti nell’orbita di Rick Owens, aprendo il primo negozio newyorchese della griffe nel 2008, facendo da consulente per progetti d’archivio, e aiutando a organizzare il party di lancio della collaborazione con Birkenstock in programma per il mese prossimo. E quell’estetica particolare, fatta di sovrapposizioni di capi black, lascia poco spazio agli abbellimenti. E se le unghie fossero, invece, tatuate?

E di questo improbabile argomento Stapleton si è ritrovata a parlare con Christian Boyd, un suo amico tattoo artist, qualche mese fa. Lui aveva appena finito un lavoro per un evento di Gucci, dove aveva visto JonBoy tatuare un’unghia. Poco tempo dopo Stapleton si era offerta come cavia per la mano esperta di Boyd, presentandosi a Parigi per la settimana della moda uomo con la parola “Lovetatuata sulle unghie con caratteri eleganti. L’idea per Needle Nails, il nuovo business pop-up del duo, era appena nata. «Erano tutti molto incuriositi», ricorda Stapleton da quallo “sfoggio” così discreto: un impiegato alla reception di un hotel era incredulo; una serie  messaggi diretti apparsi all’improvviso su Instagram di gente che chiedeva, “Ma davvero non fa male?” (Non fa male, conferma lei, e paragona la sensazione al ronzio di una poltrona per massaggio: l’ago sfiora appena la superficie dell’unghia).

Con Stapleton ad accogliere gli ospiti e Boyd alla macchinetta per tatuaggi, Needle Nails ha fatto il suo debutto ufficiale quest’inverno con un evento “open house” nel loft del fotografo Ellinor Stigle sulla Bowery. Due settimane fa erano invece a Los Angeles, con un evento da MadeWorn a supporto di March for Our Lives. (All’evento un uomo si è fatto tatuare la parola “Fear”, ‘paura’,  su una mano: di primo acchito un’affermazione un po’ cruda, ma poi abbiamo scoperto che è il nome della figlia).

Per Boyd, che spesso tatua a domicilio, oltre che nel suo studio all’East Village, il passaggio dalla pelle alle unghie ha avuto delle implicazioni in termini di dimensione e di tecnica (dovute a una diversa elasticità). E poi c’è la durata: una manicure di Needle Nails dura finché l’unghia non ricresce completamente. «Sapere di avere questa decorazione permanente, ma non del tutto, ti fa sentire più tranquillo», dice Boyd. E questa condizione “temporanea” implica molta più libertà creativa.

La prima volta di Stigle è stata un’interpretazione minimalista dell’àncora la cui curva inferiore seguiva la base dell’unghia. «L’anno era appena iniziato, e avevo così tanti progetti in ballo», ricorda il fotografo. «Mi sentivo come se volessi un po’ “ancorarmi” a terra.” La performer Helga Davis, invece, aveva prima pensato a un soggetto aggraziato, poi ha scelto “Pussy” perché voleva che il suo messaggio fosse forte e provocatorio. Di recente Boyd ha realizzato il disegno di una pennellata sull’unghia di un cliente, e questo ha spinto Stapleton a fare ricerca di immagini legate all’espressionismo astratto. «Le possibilità con le ombreggiature sono infinite», dice. «Voglio un Franz Kline o un Motherwell!». Nel frattempo l’ultimo tatuaggio di Stapleton si sta piano piano esaurendo, «L’alfabeto Morse adesso è tutto sulla punta delle unghie, mi piace tantissimo», dice a proposito della ricrescita. «Ma non le taglierò fino alla fine».

Questa ostentazione di décor è un bel cambiamento per una donna un tempo scherzosamente definita “una suora con un segreto”, a causa dei suoi due tatuaggi, piccoli e ben nascosti (un cuore tatuato sotto a un’ascella, «si vede solo se ballo o sono molto felice», dice; e la data del compleanno di suo padre tatuata da Scott Campbell lungo la gabbia toracica). Sulle mani, il tatuaggio diventa uno strumento comunicativo, come fosse la “punteggiatura” dei gesti. «Sono un mezzo molto espressivo», dice Boyd, che Stapleton definisce l’artista “più attento, metodico e organizzato” che conosca. Stigle concorda, pensando già alla prossima seduta di Stapleton. «So già cosa voglio fare», dice lei, «ma è un segreto!».

Originariamente pubbicato su Vogue.com

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