The Restaurant by Will Benedict and Steffen Jørgensen

Riferimenti al ventre molle e alla “pancia del paese” sono entrati nella comunicazione di tutti i giorni. Termini che evocano il rapporto viscerale che l’umanità, non solo quella italiana, sta sviluppando nei confronti di tutto: dalle informazioni, alle filosofie, passando per idee ed ideologie, religioni, valori e principi. Di tutto si fa, gastronomicamente parlando, “carne di porco” implicitamente ammettendo che al precedente introiettamento si è sostituita un’assimilazione mediante ingestione, più o meno forzosa.

Siamo ciò che mangiamo, diceva Ludwig Feuerbach, alla fine dell’ottocento; siamo ciò che riusciamo a digerire, verrebbe da aggiungere oggi. Ed è proprio intorno a un processo fatto di succhi e villi, di triturazione eidetica e psicologiche peristalsi che gli artisti Will Benedict e Steffen Jørgensen hanno creato The Restaurant, mostra-installazione per CONVERSO.

Dal 2 marzo al 13 aprile, presso la chiesa di San Paolo Converso, in un’installazione ambientale finalizzata ad amplificare l’esperienza dei video mostrati in un grande schermo posto al centro della stanza. Al centro una critica caustica e puntuale del sistema valoriale della nostra epoca, fatta di sprechi, di pantagrueliche scorpacciate (non solo gastronomiche) finalizzate a sopperire a una bulimia che tutto prova a divorare.

Ma anche una metaforica espiazione dai peccati della cultura occidentale, un passaggio in inferni sempre più stretti e freddi fino a giungere all’emersione come corpo nuovo, rimasticato e rielaborato, in una rinascita in cui scatologia ed estasi si fondono come in un film di Ferreri. Un inno e un grido, un’ode e uno stridore, dove melodia e catastrofe si uniscono in un unico, straordinario, canto.

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