Per la sua collezione autunno-inverno 2018 per Christian Dior, Maria Grazia Chiuri torna al Museo Rodin, questa volta con la scenografia più straordinaria vista finora: un collage “ribelle” composto da tremila manifesti.
Ideata dallo scenografo Alexandre de Betak, che collabora da tempo con Dior, il set della sfilata prende spunto dalla collezione, che segna il 50° anniversario della protesta che scosse Parigi nel maggio del 1968. E segnò un momento di svolta per la Francia, innescando un dibattito più ampio sulla società e sui suoi valori.
La costruzione del set ha richiesto 150 persone e tre settimane di lavoro per ricoprire la doppia passerella – sedute, pareti, pavimenti – con manifesti ispirati allo spirito anti-autoritario e creativo del ’68. L’ampio soffitto a specchi riflette la cacofonia visiva sottostante: frammenti di slogan femministi, copertine di riviste vintage – comprese le edizioni inglese e americana di Vogue – e immagini di protesta di repertorio, attaccate insieme, come un collage che parla di rivolta, di reinvenzione e di forza. E in mezzo a tutto questo subbuglio, un manifesto che spicca fra tutti, con uno slogan a lettere nere su fondo bianco, alla fine della passerella: “I AM A WOMAN.”
Una scenografia spettacolare che si allontana nettamente dalle stagioni precedenti. All’inizio i set delle sfilate di Maria Grazia Chiuri erano relativamente semplici, un ambiente neutro che lasciava emergere gli abiti. Si pensi, ad esempio, alla semplice passerella in legno ideata da Betak con solide panche in quercia ai lati e superfici color tortora della primavera-estate 2017, o al mosaico di specchi della sfilata primavera-estate 2018, ispirata dalla scultrice Niki de Saint Phalle. E le scenografie delle sue sfilate couture e resort – in genere teatrali e grandiose – rivelano spesso un mood più meditativo e pacato, come per esempio il giardino del debutto couture di Chiuri. Non questa stagione: questo è lo scenario di una rivoluzione.
di Sam Rogers
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