
La sua passione per la recitazione è nata in modo quasi casuale, sui banchi di scuola, ma solo quando ha superato la comfort zone è entrato nella Hall of Fame. “Avevo un professore alle medie innamorato dell’arte del racconto – esordisce l’attore – Quando ci spiegava l’Odissea, ad esempio, chiudeva un occhio, s’ingobbiva per dare vita a Polifemo e noi bambini eravamo completamente rapiti dalla possibilità reale di capire che le storie conservano quella magia che, superate le barriere intellettuali, sprofonda nell’emotività propria dell’uomo. Concetto questo che chiaramente ho elaborato con il tempo, ma all’epoca fui talmente tanto travolto che decisi: questa “cosa” la voglio fare tutta la vita. L’unicità credo sia la ricerca estrema di riportare tutti sullo stesso piano: uomini in cerca di felicità reale”. Se un ingrediente vincente nella ricerca della felicità è il successo, per Francesco Montanari è arrivato con l’affascinante quanto oscuro ruolo del “Libanese” nella serie “Romanzo Criminale”.
Per Francesco Montanari, il concetto di osare fa parte del lavoro di attore: “Con il mio lavoro osare è all’ordine del giorno. Osare in scena ti fa prendere il coraggio di rompere quei pudori personali e sovrastrutture culturali che possono limitare la propria essenza. Ti insegna a conoscerti e a cominciare ad accettarti come essere umano e, se vuoi davvero ascoltarti, impari a osare anche nella vita quotidiana. Scavando nella mia memoria mi accorgo che i momenti impressi nel mio stomaco sono quelli in cui, messo alle strette, ho reagito con l’istinto, attivato da una vera esigenza di ottenere qualcosa, magari un perdono o di essere amato o di amare. Mia moglie ne sa qualcosa”.
Marito di Andrea Delogu dal 2016, l’attore spiega bene il senso del suo superare la comfort zone nella recitazione: “Ogni azione porta con sé una reazione, quindi una conseguenza. Il mio lavoro si basa proprio sul capire le necessità dell’azione per suscitare delle reazioni appropriate che portino avanti la storia. La magia sta nel fatto che siamo tutti esseri umani diversi, anche noi attori. Non sai mai come reagirà a un tuo stimolo la persona che hai di fronte, pur sapendo dove la storia vuole portare, e quindi devi essere sempre pronto, in ascolto, vulnerabile per adattarti a ogni condizione scenica. Osare credo sia la responsabilità dell’umanità che sei chiamato a vivere, rispetto profondo sia per te stesso che per chi ti fruisce. Vivo un grande lusso: essere pagato per conoscere me stesso”.


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